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La memoria individuale si confonde con quella collettiva, la storia vera con quella virtuale. Ti affanni per il lavoro, ti affanni per divertirti, ti affanni per stare bene. Finché cominci ad avvertire un senso di disagio, una stanchezza che ti pare immotivata, un male fisico ma diffuso "Mi fa male il mondo" cantava Giorgio Gaber negli anni Novanta, in un guizzo di genio premonitore. Allora apri l'armadio e prendi la "tua" coperta e te l'abbracci. Lì c'è tutto ciò che era vero. Senti le risate amiche, gli odori, le voci familiari, il calore dell'affetto trasparente. La "coperta della Regina" non è stata mai venduta e continua il suo viaggio nel tempo. Ha attraversato incolume guerre e terremoti, fuochi e ricatti, protetta e salvaguardata con amorosa cura da ogni pericolo. Come un prezioso gioiello di famiglia, è passata da generazione a generazione, da tutti custodita con severità e rispettosa deferenza. Chissà quale destino avrebbero per lei desiderato i vecchi possessori della "coperta della Regina", generatori e compagni della sua storia.